Ovaro
Ovaro si trova in provincia di Udine in Friuli-Venezia Giulia e fa parte del club dei borghi autentici d’Italia.
Il paese si trova a 525 m s.l.m. (casa comunale) in Val Degano (detta anche “Canale di Gorto”) di cui è il centro principale, nella regione alpina della Carnia.
Sorge in una soleggiata conca fra i gruppi montuosi del Col Gentile (2.076 m) a ovest e dell’Arvenis (1.968 m) a est, mentre lontano a nord domina la valle il monte Volaia (2.55a m).
Il comune si estende per 57,88 km² e la sua altitudine varia dai 456 m del punto più basso ai 1.450 del punto più alto; l’escursione altimetrica è quindi di 996 m.
Ovaro fece parte della Repubblica di Venezia fino al 1797, quando passò all’impero asburgico insieme al resto del Veneto e del Friuli, come sancito dal trattato di Campoformio.
In seguito alla terza guerra di indipendenza nel 1866 entrò a far parte del regno d’Italia.
Durante la prima guerra mondiale furono ben 97 le donne ovaresi impegnate come portatrici carniche, che compiendo immani fatiche rifornivano di viveri e munizioni i soldati italiani sul vicino fronte Nel 1917, dopo la disfatta di Caporetto, fu per un periodo nuovamente occupato dalla truppe austro-ungariche. Nell’ambito della guerra di resistenza nel 1944 fu sede delle truppe cosacche, alleati dei nazifascisti. fino al maggio del 1945. Il 2 maggio le truppe cosacche in ritirata, essendo state attaccate dai partigiani, uccisero per rappresaglia 22 civili tra cui il parroco di Ovaro, don Pietro Cortiula.
Dal punto di vista amministrativo i piccoli comuni preesistenti vennero progressivamente accorpati prima nei due comuni di Ovaro (riva sinistra del Degano) e di Mione (riva destra del Degano), successivamente riuniti in uno solo). Il progressivo aumento demografico era stato accompagnato da una crescente pressione sociale in direzione della privatizzazione delle terre comuni, oggi quasi del tutto scomparse. L’antico regime sopravvive nelle frazioni di Ovasta e Liariis (dove sussistono del “beni frazionali”) e ad Agrons, dove i discendenti delle antiche famiglie del paese sono comproprietari privati di alcuni boschi. Da un’economia mista di tipo agricolo-commerciale o agricolo-artigianale, si passò nel corso del XIX secolo ad un’economia mista agricolo-operaia, sempre caratterizzata dall’emigrazione stagionale, in particolar modo verso l’Europa centrale, dove gli ovaresi si dedicavano soprattutto all’edilizia.
Nel corso del XX secolo si registrò anche un’emigrazione permanente diretta in America, Svizzera, Francia, Belgio, Un parziale freno al fenomeno si ebbe in occasione dell’apertura della cartiera ad Ovaro e della miniera di carbone. La chiusura della miniera di carbone, nell’immediato secondo dopoguerra, rappresentò un momento di crisi evidente dell’economia locale. In ogni caso l’emigrazione andò rallentando negli anni sessanta, tanto che negli anni settanta si poteva dire esaurita. L’organizzazione religiosa venne rivoluzionata in seguito alle riforme del periodo napoleonico: le confraternite locali scomparvero o videro grandemente ridotto il loro ruolo economico. Fu abolito il giuspatronato popolare per l’elezione dei sacerdoti e il territorio si divise nelle parrocchie della pieve di Gorto, di Ovaro, Muina, Mione, Liariis e Ovasta.
Monumenti e luoghi d’interesse
- La Pieve di Gorto, situata su un poggio a nord della frazione di Agrons, citata per la prima volta nel 1119, ma erede di un complesso del IV secolo. L’aspetto odierno della Pieve, dopo vari terremoti e incendi, è settecentesco.
- Palazzo Micoli Toscano, nella frazione di Mione, realizzato dall’architetto pordenonese Giovanni Battista Bassi nel 1836 per conto della famiglia Micoli-Toscano; è oggi noto come La casa delle cento finestre e gode di una splendida posizione panoramica sulla sottostante vallata. È riconoscibile fin da lontano per la sua forma cubica, il suo tetto verde e le sue, appunto, cento finestre.
- Casa De Corte, ad Ovasta, tipico esempio di architettura carnica risalente al XVII secolo.
- Molino, in località Baûs, tra Ovaro e Comeglians. Si tratta di un vecchio mulino ancora in funzione. Vi si può assistere alla macina del granoturco.
- Miniera di Cludinico, nella frazione di Cludinico, grazie a visite guidate si può riscoprire l’ex-miniera di carbone situata sotto Cludinico.
Itinerari
Itinerario dettagliato delle ascensioni con partenza dal comune di Ovaro:
- Al monte Avedrugno m 1.533, ore 4. Da Mione, si scende ad attraversare il torrente Miozza, quindi si risale (ore 2.30) agli Stàvoli Laudi m 940, da dove per prati e boschi, verso Sud Ovest, si raggiunge la cima.
- Al monte Zoncolan m 1.740, ore 4. Dalla casera Pozôf, per il crinale erboso, si sale verso Est; dalla cima, dove si trova la stazione superiore della funivia che sale da Ravascletto, si gode un panorama sulle valli del Degano, Pesarina e sull’alta valle del Bût.
- Al monte Tamai m 1.970, ore 4.30. Si sale a Lenzone, quindi per carreggiabile (ore 3) alla Malga Arvenùtis m 1.515. Dopo circa 6 km, in località Forchianon, si trovano delle sorgenti di acqua oligominerale. Tenendosi alti si giunge (ore 4) alla forcella m 1.840 tra il monte Arvenis a Sud e il monte Tamai a Nord, che si raggiunge a sinistra per pascoli.
- Al monte Arvènis m 1.968, ore 4.30. Dopo la Malga Arvenùtis, prendere la mulattiera a destra che sale alla Malga di Clàupa m 1.646, poi per un costone alla vetta. Si può raggiungere in breve la forcella m 1.840 che divide l’Arvènis dal Tamai.
Fonte wikipedia