Parco Naturale Paneveggio
Si trova nella parte orientale del Trentino, delimitato a Nord dalla Val di Fassa e dalla Val di Fiemme, a Sud dal Primiero col torrente Cismon, ad Ovest dal Vanoi.
Istituito nel 1967, è il secondo parco naturale del Trentino e si estende sul Gruppo Dolomitico delle Pale di San Martino, includendo parte della Catena del Lagorai, parte della dorsale di Cima Bocche e la grande foresta dell’abete rosso di Paneveggio.
I principali punti d’accesso sono:
– da Moena, Val San Pellegrino e Passo Valles
– da Predazzo, Valle del Travignolo e Passo Rolle
– da San Martino di Castrozza, Val Cismon e Passo Rolle
Per quanto concerne l’aspetto geologico, il Parco è caratterizzato da rocce di due differenti tipi: il primo di origine sedimentaria marina, quelle del Gruppo delle Pale, ed il secondo è quello delle rocce vulcaniche della Catena del Lagorai. Interessante la piattaforma porfirica, ad Ovest di Passo Rolle, costituita da rocce di origine magmatica, risalente all’era Mesozoica (230 milioni di anni fa).
I due tipi di roccia si differenziano a colpo d’occhio grazie alla particolare colorazione, infatti la dolomia si presenta col suo tipico colore bianco rosato, mentre la piattaforma porfirica è rosso scuro.
La morfologia del Gruppo Dolomitico è data da guglie, torri, pareti verticali, mentre la Catena del Lagorai si presenta con ripidi pendii rocciosi.
Il Parco è costellato da molti piccoli laghi, la maggior parte risale all’ultima glaciazione, quindi a circa 10.000 anni fa, e si presentano con la caratteristica forma circolare, che corrisponde a quella che un tempo era la parte superiore del ghiacciaio.
I torrenti concorrono ad impreziosire ancor di più il Parco, rendendolo vero angolo di natura incontaminata, i più importanti sono il Torrente Vanoi, il Torrente Canali, il Torrente Cismon ed il Torrente Travignolo.
Parliamo ora della vegetazione: la Foresta di Paneveggio è il cuore del Parco, copre un’area di 2.700 ettari tra i 1.500 e 2.000 metri di quota, e tra le varie specie l’abete rosso fa da protagonista, con esemplari che raggiungono i 40 metri di altezza ed altri che hanno la ragguardevole età di 300 anni.
Stradivari voleva che i suoi violini fossero costruiti col legno di questi abeti, ed ai tempi della Serenissima erano state emesse norme e misure a protezione della foresta, dato che era da qui che proveniva il legno per costruire le navi della Repubblica di Venezia.
La vegetazione cambia in base all’altitudine della zona, quindi tra i 1.800 ed i 2.000 metri troviamo boschi di conifere, sui terreni più aridi crescono i larici, vicino ai terreni rocciosi c’è il pino silvestre (specie abbastanza rara), mentre il pino mugo lo troviamo sui ghiaioni asciutti, ad alta quota sui ghiaioni umidi cresce allo stato arbustivo il pino mugo, per arrivare agli specchi d’acqua dove ci sono giunchi ed altre specie acquatiche … questo molto brevemente, in quanto la vegetazione del Parco è particolarmente varia oltre che ecologicamente inalterata.
Il Parco è ricco di ambienti diversi e questo costituisce un ricco habitat vegetale, che consente anche la vita a molte specie animali.
Possiamo incontrare camosci, cervi, caprioli, ma sono state avvistate anche linci, numerose sono le marmotte e gli scoiattoli, e se ci andate d’inverno osservate bene il bianco della neve … se si muove potrebbe essere un ermellino.
Sulle pareti rocciose ci sono i nidi dell’aquila reale, nelle radure c’è il gallo cedrone, nella foresta varie specie di picchi, dal picchio nero al picchio tridattilo, ed ancora la nocciolaia, il gracchio alpino, il sordone, il fringuello alpino, il picchio muraiolo e tanti altri volatili.
Negli specchi d’acqua vive il tritone alpino, e nei corsi d’acqua il gambero di fiume e le trote, tra cui la marmorata una particolare specie di trota alpina in via di estinzione.
Oltre a tutto questo il Parco è stato anche teatro di avvenimenti umani. Nei pressi di Malga Rolle e dei laghetti del Colbricon sono state trovate tracce di cacciatori del periodo Mesolitico, mentre resti di trincee lunghe chilometri, gallerie, cimiteri di guerra, rifugi scavati nella roccia testimoniano gli svariati scontri avvenuti nel corso della prima guerra mondiale.