OSMIZA: breve storia
L’osmiza non è un bar, non è un ristorante o una spizzicheria, ma è un luogo di ritrovo familiare, è la casa di un contadino dove fermarsi e consumare prodotti a kilometro zero.
Le osmize sono tipiche del Carso e della provincia di Trieste, un retaggio storico e culturale che sopravvive dai giorni di Carlo Magno sino a oggi.
Infatti, si ritiene l’usanza risalga all’epoca di Carlo Magno, quando Istria e Tergeste vennero abbandonate dai bizantini ed entrarono a far parte del Regno Franco.
Un’ordinanza di Carlo Magno concedeva a tutti i viticoltori dell’Impero il diritto di vendere direttamente il loro vino segnalando tale attività con l’esposizione di una frasca.
Sono vari i documenti del periodo medievale che testimoniano l’esistenza e la frequentazione alle osmize.
In uno in particolare, risalente al 1430, si riporta che i contadini di Prosecco presso Trieste sostenevano che il loro vino sfuso, venduto sul posto, fosse esente da dazi.
L’usanza è stata “legittimata” in base al radicato diritto esistente da secoli, grazie a un decreto di Giuseppe II d’Asburgo nel 1784.
Tale decreto consentiva ai contadini di vendere vino sfuso prodotto in casa per un periodo di otto giorno.
Proprio da questi otto giorni, prende il nome il punto di ristoro, OSEM significa per l’appunto otto e da questo osmiza.
Nel libro “Andar per frasche” di Cesare Fonda leggiamo:
Era consentito a chiunque di vendere generi alimentari, vino e mosto di frutta da lui stesso prodotti in tutti i periodi dell’anno, come, quando ed ai prezzi voluti.
(Ed. “Italo Svevo” – 1997)
Da notare che l’osmiza doveva essere indicata con una frasca in bella vista lungo la strada e sulla casa, pena la confisca.
La tradizione continua sino ai giorni nostri, ed è consuetudine che i contadini del Carso aprano le loro cantine a turno, per otto giorni, senza rispettare un preciso calendario, dipende dalla stagione e dal bello o cattivo tempo.
Per trovare un’osmiza aperta basta fare attenzione alle frasche, ancor oggi è rigorosamente indicata da una frasca e una evidente freccia rossa.
Le osmize sono le case e le cantine dei contadini aperte a chi vuole fermarsi per assaggiare i prodotti tipici, dei punti di ristoro che diventano, seppur per soli otto giorno, dei caratteristici punti di ritrovo, di condivisione di questa antica tradizione.
Nell’osmiza non troviamo l’oste e tanto meno il cameriere, ma di certo i sapori tipici della regione, dagli insaccati ai vini.
Alle cantine è permesso di offrire anche formaggi, purché provenienti da aziende agricole regionali.
Per finire, in alcune osmize si trovano anche prodotti dell’orto conservati, dolci e aperitivi rigorosamente preparati con prodotti locali.
Una tradizione che sopravvive e rispetta, come è giusto che sia, l’autenticità dei prodotti tipici offerti.
Commento dalla pagina facebook
Maurello Ferin ottimo articolo.
aggiornamento:
da alcuni decenni le osmize restano aperte per più di 8 giorni.
solitamente 2 o 3 settimane.
alcune osmize aprono più di una volta all’anno.