Museo di Monfalcone
Il Museo Paleontologico della Rocca si trova in Via Valentinis a Monfalcone in provincia di Gorizia.
Info dal sito Museo di Monfalcone
Il Museo della Rocca, nato inizialmente come museo esclusivamente paleontologico (Museo Paleontologico Cittadino di Monfalcone), venne ideato dal Gruppo Speleologico Monfalconese Amici del Fante per volontà di alcuni soci, i quali, studiando le grotte e i territori circostanti, iniziarono a raccogliere reperti fossili. Con il tempo, grazie a soci altamente qualificati, il materiale raccolto era diventato numericamente consistente. Si pensò allora di allestire una piccola esposizione permanente. La realizzazione di tale iniziativa cominciò nel 1968 all’interno dei locali della Rocca di Monfalcone che fino ad allora era in stato di abbandono. Fu inoltrata domanda di concessione al Comune, che approvò. Nel 1970, anno di inaugurazione, l’esposizione si articolava in nove vetrine progettate ed allestite dai soci del gruppo. Con il passare degli anni la mostra fu continuamente modificata ed aggiornata, fino ad arrivare a 18 vetrine, con un percorso didattico che si componeva di una parte riguardante i fossili in generale e poi proseguiva con altre vetrine contenenti fossili provenienti da diverse zone del Triveneto che coprivano in ordine cronologico un arco temporale che iniziava con il Carbonifero della Carnia (300 milioni di anni fa), passava attraverso i pesci fossili del Cretacico di Polazzo, Gorizia (85 milioni di anni fa) e terminava con i coralli eocenici di Russiz, Gorizia (50 milioni di anni fa).
Nel 2005, informato sull’intenzione del Comune di Monfalcone di creare una Sezione Paleontologica del Museo Civico del Territorio all’interno del Palazzetto Veneto, il Gruppo si offerse di collaborare, preparando e fornendo parte del materiale paleontologico da esporre nei nuovi locali, naturalmente previo benestare della Soprintendenza. In seno al Gruppo si poneva allora la domanda sul futuro della Rocca che, dismessa l’esposizione paleontologica a favore di quella – più grande e completa – che doveva essere allestita al Palazzetto Veneto, correva il rischio di ritornare allo stato di abbandono. Già l’anno prima però, in occasione di un convegno speleologico a Barcis (Pordenone), era nata l’idea di allestire una mostra permanente speleologica che trattasse tutti gli argomenti di questa affascinante materia. La domanda sul futuro della Rocca aveva trovato la sua risposta. Il materiale paleontologico esposto nelle vetrine fu quindi trasferito nei locali della sede di Via Valentinis, per dar spazio alla realizzazione del nuovo progetto.
Nel 2009, dopo quattro anni di intenso lavoro, la mostra speleologica è stata completata ed inaugurata il 29 marzo.
La Sezione Paleontologica del Museo Civico del Territorio all’interno del Palazzetto Veneto non è ancora stata realizzata.
Il Museo Paleontologico Cittadino di Monfalcone è stato rinominato Museo della Rocca di Monfalcone e comprende due sezioni: la Sezione Paleontologica e la Sezione Speleologica. Il Museo dispone, nella sede di Via Valentinis n. 134, del magazzino dei reperti fossili, dell’esposizione dei reperti del sito paleontologico di Polazzo (pesci, vegetali e rettili), dei laboratori di paleontologia, micropaleontologia e studio delle rocce, della biblioteca e dell’esposizione speleologica permanente nelle sale della Rocca.
Dal sito Consorzio per la salvaguardia dei castelli storici del Friuli Venezia Giulia
La rocca contiene un’esposizione permanente gestita dal Gruppo Speleologico Amici Del Fante che in oltre cinquant’anni di attività ha raccolto all’incirca trentamila pezzi. Solo una piccola parte di tale materiale è stato utilizzato per l’esposizione, voluta con pannelli didattici esplicativi per facilitare la comprensibilità dei fossili esposti come veicoli d’informazione e non come oggetti destinati alla sola ammirazione.
Due sono le sale, sovrapposte una all’altra, contenenti diciannove bacheche; al piano terreno le prime cinque vetrine spiegano in modo chiaro il significato della paleontologia, la scienza che attraverso i fossili studia l’evoluzione del nostro pianeta, i suoi climi, i suoi aspetti morfologici, il manifestarsi e l’evoluzione di forme di vita nelle ere antecedenti la comparsa dell’uomo. Nella vetrina successiva è illustrata la struttura geologica del Friuli Venezia Giulia suddivisa in sei zone ciascuna delle quali tratteggiata con gli elementi principali e più rappresentativi.
Segue a questo punto una serie di bacheche (in parte collocate al primo piano, la rimanente parte al secondo) ciascuna con reperti disposti seguendo un ordine cronologico provenienti da uno o più depositi fossiliferi delle aree geografiche nord-orientali.
Si inizia così con i resti più antichi provenienti da Casera For (Udine) appartenenti al periodo Carbonifero (era Paleozoica, all’incirca 300 milioni di anni fa) durante il quale risultano presenti i trilobiti. Erano questi il più antico gruppo di vertebrati marini, dotati di un apparato visivo complesso e così chiamati perché la loro corazza esterna era divisa in tre lobi. Allo stesso periodo appartengono anche i brachiopodi, della zona di Rio Bombaso (vetrina 8), che fanno parte invece del gruppo degli invertebrati marini rappresentati tuttora da 250 specie viventi, i fossili di felci ed equiseti trovati nella zona di Passo Pramollo (Udine) e i resti di Psilofitali, Licopodiali, Equisetali e Pteridosperme (tutte piante che formarono le prime foreste) rinvenuti nel deposito di Cason di Lanza.
Il percorso espositivo continua al piano superiore dove un ipotetico cammino ci porta attraverso l’era Mesozoica (dai 230 ai 65 milioni di anni fa) ed in particolare nel periodo Triassico (zone di Raibl, Rio Barbaro), Giurassico (depositi di Boscochiesanuova, Garzon e dell’Altopiano di Asiago -Verona) e Cretacico (con il Carso di Gorizia e Trieste e Vernasso-Udine). Le ultime quattro vetrine affrontano l’habitat dell’era Cenozoica suddivisa nei periodi Eocenico (circa 50 milioni di anni fa) dei depositi del Carso istriano e di altre zone del Veneto, Oligocenico del Monte Baldo (Verona) con esempi di crostacei e infine Pliocenico con oggetti del deposito di Cornuda (Treviso).