La Torre Scaligera
La storia del comune di Isola della Scala risulta direttamente collegata con quella della torre scaligera che da secoli svetta a guardia dell’antico passaggio tra il territorio veronese dominato dagli Scaligeri e quello mantovano di cui erano signori i Gonzaga.
Di sicuro la torre era parte integrante del famoso serraglio che difendeva la parte sud del potentato veronese, ma il nome e la vita di Isola della Scala furono sempre legati alla storia delle acque.
E’ infatti proprio alla loro abbondanza che Isola deve il proprio nome: terra affiorante in mezzo al bosco e alle paludi. La specificazione “della Scala” venne data dai signori di Verona agli inizi del 1300. Prima ancora si chiamava Isola Cenense, cioè “fangosa” ed il riferimento era legato alle particolari condizioni dell’ambiente. I veneziani, una volta divenuti padroni di queste terre, cercarono di cambiarne il nome chiamandola Isola di San Marco, ma inutilmente. Infatti gli isolani tennero fede alla denominazione che meglio evidenziava la loro veronesità, legata alla famiglia dei Della Scala. Oggi infatti la popolazione di Isola si riconosce nella cosiddetta Torre Scaligera, fatta erigere da Mastino Il Della Scala a guardia del Tartaro contro le incursioni mantovane, e lo stesso stemma vede, sulla destra in campo di cielo, tre spighe emergenti dalle acque mentre, sulla sinistra, una scala d’argento in campo rosso.
La torre a guardia del Tartaro fu eretta prima che la famiglia Della Scala dominasse la zona.
La presenza dell’antico castello era già documentata nel 1011; esso venne distrutto dai mantovani nel 1230-1232 e rafforzato da Mastino II (1329-1351) che volle potenziarlo costruendo un avancorpo. La sua presenza costituiva la conclusione del serraglio che iniziava a Valeggio sul Mincio e proseguiva per 16 km, a protezione dei mantovani. La zona sud del paese rappresentava una barriera naturale costituita dalla natura paludosa del terreno e dalla mancanza di strade la quale così si trasformava in una sicurezza per il possedimento. Oggi quel castello è giunto a noi con una torre mozzata, affiancata da un rivellino munito di due ponti levatoi. L’edificio, nel dettaglio, è formato da due corpi quadrangolari, il più alto diviso all’interno in tanti pianerottoli dove alloggiavano i soldati, mentre l’altro corpo è fornito di un doppio ponte levatoio (un tempo il Tartaro circondava completamente la torre) che permetteva il controllo dell’ingresso occidentale del paese.
I due corpi che formano la torre sono accostati senza nessun innesto e questo probabilmente per permettere una maggior speditezza nella realizzazione della torre principale alla quale è stata in seguito aggiunto il rivellino. Soltanto il secondo solaio e quello di copertura erano voltati in muratura con soffitto a tutto sesto, mentre l’accesso alla torre avveniva dal cammino di ronda a mezzo di scale retrattili. I merli erano a coda di rondine (ghibellini). Il secondo e l’ultimo piano hanno il soffitto a botte.
L’attuale struttura muraria, in cotto, è stata in gran parte restaurata nel 1839 ed una lapide murata sopra il lato ovest del rivellino, ci ricorda quell’intervento. L’iscrizione recita: MDCCCXXXIX HOC COLLABEFACTURO RENOVATUM COMUNITATIS AERE.
L’attuale struttura muraria è visitabile anche da persone diversamente abili. Per ulteriori informazioni telefonare in comune al numero telefonico 045 6631911, fax 045 6630170.
Fonte: Proloco Bassa Veronese