Foresta di Tarvisio
La Foresta di Tarvisio si estende dai confini con l’Austria e la Slovenia lungo tutta la Val Canale e la valle dello Slizza, interessando i Comuni di Tarvisio, Malborghetto-Valbruna e Pontebba.
E’ un territorio caratterizzato da un ampio solco che viene considerato come separazione tra le Alpi Carniche e le Alpi Giulie.
Qui scorrono i fiumi Slizza e Fella, e si trovano tre formazioni lacustri alpine: il Lago del Predil e i due Laghi di Fusine.
24.000 ettari di comprensorio
La più grande foresta demaniale d’Italia, parchi esclusi: 24.000 ettari di comprensorio alpino di cui 15.000 ricoperti di boschi produttivi.
Attraversata dal fiume Fella si estende sino al confine con l’Austria e la Slovenia, lungo tutta la Valcanale e la valle dello Slizza interessando i comuni di Pontebba, Malborghetto-Valbruna e Tarvisio.
Comprende numerose valli a sud e a nord del corso d’acqua citato, come i valloni di Rio Bianco e di Malborghetto, di Ugovizza, Valbruna, canale del Bartolo e val Rio del Lago.
Rappresenta una delle aree naturalistiche più preziose d’Italia e uno dei sistemi faunistici più completi delle Alpi.
La “naturalità” della copertura vegetale della foresta, infatti, è dimostrata dalla ricchezza della fauna selvatica presente, soprattutto per quanto riguarda ungulati e tetraonidi. Di grande importanza e’ anche la presenza sporadica dell’orso e della lince.
E’ stata dichiarata “Riserva naturale orientata biogenetica“.
La proprietà di questi boschi è del Fondo Edifici per il Culto del Ministero degli Interni ed è gestita dal Ministero dell’Agricoltura e in parte dall’Azienda Regionale delle Foreste del Friuli Venezia Giulia.
I tagli dei boschi (15.000 metri cubi annui soddisfano secolari consuetudini delle servitù di legnatico dei valligiani aventi diritto) sono regolati da appositi piani: vengono strettamente osservate tecniche di silvicoltura naturalistica che prevedono tagli moderati e scalari così da mantenere una copertura arborea continua e simile.
Il legname del Tarvisiano è particolarmente apprezzato per l’utilizzo che se ne fa in campo tecnologico; pregiata è una qualità di abete rosso (detto di risonanza), impiegato per la fabbricazione di strumenti musicali.
STORIA DELLA FORESTA
Dall’Imperatore Enrico il Santo ai diritti di servitù e via via fino ai giorni nostri.
Nel 1007 l’imperatore di Germania Enrico II il Santo donava il territorio della Foresta di Tarvisio al Vescovado di Bamberga, in Baviera. Il principato ecclesiastico di Bamberga durera’ sette secoli e mezzo, sino al 1759 quando sarà acquistato da Maria Teresa Imperatrice d’Austria. Durante tale periodo, nacquero i cosiddetti “diritti di servitù”, concessioni quasi gratuite di pascolo, legnatico, ecc. del signore feudale alle popolazioni locali, per garantirne la sussistenza. Dopo il periodo bamberghese seguì un ciclo travagliato da invasioni e da guerre, che culminarono con le battaglie napoleoniche. Nel corso del 1800 la Foresta passa in proprietà di numerosi nobili sino a quando il Governo Austriaco, preoccupato per la pesante deforestazione conseguente ai frequenti passaggi di proprietà e motivato dalla necessità di garantire la tranquillità sociale in un’area di confine militarmente importante, riacquistò il territorio e ne affidò la gestione a tecnici forestali statali. Alla fine del primo conflitto del 1915-18, in base al Trattato di pace di San Germano dell’anno 1919, la Foresta passò all’Italia e fu affidata al Demanio dello Stato Italiano. Con gli accordi Lateranensi, i patrimoni dei fondi di religione ex austriaci furono uniti ai patrimoni economali italiani per costituire un’azienda amministrata dal Fondo per il Culto, dipendente ora dal Ministero dell’Interno. Con la revisione dei patti lateranensi nel 1985 fu istituito l’attuale Fondo edifici di Culto, che amministra tutte le proprietà ex ecclesiastiche pervenute allo Stato Italiano.