Castello del Catajo
A Battaglia Terme in provincia di Padova.
Castello feudale, residenza signorile, alloggio militare, tutto questo è l’affascinante Castello del Catajo.
Luogo di cultura, fascino, leggende e fantasmi che ancora vagano tra le ampie sale.
Il suo stesso nome è stato oggetto di supposizioni affascinanti.
Alcuni collegano il nome a Marco Polo ed alla sua visita nell’esotico Catai; ma la realtà è molto più semplice, infatti il luogo ove sorge l’edificazione porta il nome di Ca’ del Tajo, che significa “tenuta del taglio”.
Un castello, un fantasma sono sempre un connubio perfetto, ed in questo luogo gli appassionati del genere troveranno argomenti interessanti.
Era la notte del 14 Novembre 1654 quando Lucrezia degli Obizzi (la famiglia Obizzi era proprietaria del maniero) fu uccisa con ferocia da uno spasimante respinto. La pietra macchiata del suo sangue è ancora lì, nel castello, e si dice che il suo spirito vaghi ancora tra le mura. Non pochi raccontano di aver visto una figura femminile, vestita di azzurro, affacciarsi dalle finestre dei piani più alti.
Personaggio particolare e malizioso è la cortigiana Gabrina, la sua figura si trova in una nicchia posta dopo l’ingresso, una iscrizione l’accompagna:
Gabrina giace qui vecchia e lasciva
qua dal vago zerbin portata in groppa
che, benché sorda, stralunata e zoppa
si trastullò in amor sinchè fu viva.
Avvicinandosi a leggere l’iscrizione si deve fare attenzione, spesso un improvviso spruzzo d’acqua bagna il viso del visitatore.
La cortigiana Gabrina si incontra protagonista in alcuni episodi minori dell’Orlando Furisoso.
Il Castello del Catajo è regolarmente aperto al pubblico nei pomeriggi di martedì, venerdì e domenica e in tutti i giorni festivi
Marzo – Settembre – Ottobre – Novembre:
Domenica, martedì, venerdì e giorni festivi dalle 14:30 alle 18:30
Aprile – Maggio – Giugno – Luglio – Agosto:
Domenica, martedì, venerdì e giorni festivi dalle 15:00 alle 19:00
Aperture straordinarie:
Giovedì 2 giugno (15:00-19:00) e sabato 4 giugno (15.00-19:00)
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Da wikipedia
Il castello del Catajo è un monumentale edificio di 350 stanze, fu costruito a partire dal XVI secolo da Pio Enea I Obizzi presso Battaglia Terme (Padova). Ampliato dalla stessa famiglia nel ‘600 e ‘700 venne in seguito trasformato in reggia ducale dalla famiglia Asburgo-Este in esilio da Modena e infine eletto residenza di villeggiatura imperiale degli Asburgo imperatori d’Austria. Il castello è ancora oggi di proprietà privata e aperto al pubblico con funzione museale.
La famiglia Obizzi, di origine borgognona giunse in Italia con il capostipite Obicio I, capitano di ventura al seguito dell’imperatore Arrigo II, nel 1007. Stabilitasi inizialmente a Lucca, si spostò in seguito nel territorio dellaRepubblica di Venezia.
Pio Enea I Obizzi (dal quale prese il nome l’obice[1]) decise di costruire un palazzo adeguato alla gloria della famiglia presso l’attuale Battaglia Terme. Secondo alcune fonti esso fu ideato dallo stesso Obizzi, ma più probabilmente la progettazione fu affidata all’architetto Andrea da Valle. L’edificio venne costruito in soli tre anni tra il 1570 e il 1573 (la parte alta si deve invece ad un’aggiunta del XIX secolo).
L’origine del nome è andata perduta: si ritiene che non derivi da Catai (nome con cui veniva indicata la Cina nel Medioevo), ma piuttosto che faccia riferimento a una “Ca’ Tajo”, cioè “tenuta del taglio”, con possibile riferimento allo scavo del Canale di Battaglia che tagliò a metà molti appezzamenti agricoli. L’edificio sta a metà tra il castello militare e la villa principesca, indubbiamente per volere stesso del committente.
All’inizio erano previste pitture solo nei muri esterni (ora scomparse) ma nel 1571 l’Obizzi chiamò Giovanni Battista Zelotti (collaboratore di Paolo Veronese) ad affrescare i muri interni con le gesta della sua famiglia.
La famiglia Obizzi si estinse nel 1803 con il marchese Tommaso, e il castello passò agli arciduchi di Modena; sotto Francesco IV fu costruita l’ala visibile più in alto, detta “Castel Nuovo”. In seguito Francesco V e la moglie Adelgonda di Baviera trasferirono al castello l’intera corte estense in esilio da Modena. Morti senza figli, il Catajo passò all’arciduca ereditario d’Austria Francesco Ferdinando. Durante tali passaggi l’armeria ed il museo degli Obizzi, assieme ad una vasta collezione di strumenti musicali e quadri, furono trasferiti rispettivamente nel castello di Konopiště, all’Hofburg e al Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Dopo la prima guerra mondiale il Catajo fu assegnato al governo italiano come riparazione dei danni di guerra ed esso poi lo vendette alla famiglia Dalla Francesca nel 1929.
Nel 2016 viene confermato che il castello è stato venduto all’asta e acquistato dall’ Euroimmobiliare di Sergio Cervellin.
Dal portale d’ingresso, trasformato in arco di trionfo da Tommaso Obizzi, si accede al “Cortile dei Giganti”, che fu spesso utilizzato per rappresentazioni teatrali (molto amate dagli Obizzi) e tornei, anche di tipo acquatico, poiché la parte bassa poteva essere riempita d’acqua.
Tra le altre fontane, di fronte all’ingresso, si nota la “fontana dell’Elefante”, fatta erigere da Pio Enea II Obizzi nella seconda metà del XVII secolo, nella quale si mescolano reminiscenze mitologiche (Bacco) e gusto per l’esotico.
Da qui iniziano le scale esterne, costruite in modo che vi si potesse salire a cavallo. La scala interna mostra l’appoggio della costruzione sulla viva roccia del colle (trachite dei Colli Euganei).
Al piano nobile, si entra nel grande salone affrescato, al fondo del quale spicca l’albero genealogico della famiglia Obizzi, dal capostipite Obicio I fino al costruttore del castello Pio Enea I. Alle pareti sono dipinte varie battaglie, terrestri e navali: sono illustrate le crociate, cui parteciparono i membri della famiglia, illustrate da didascalie in italiano e in latino.
Sul soffitto sono rappresentate le tre forme di governo: “La Democrazia” (Roma), “L’Aristocrazia” (Venezia), “La Monarchia” (La Religione Cattolica); attorno alla prima sono le cause della sua caduta (“Avarizia” e “Discordia”), mentre Venezia ha con sé la “Prudenza”, l'”Occasione”, la “Concordia” e la “Pace” ed infine attorno alla Monarchia stanno la “Felicità” e la “Buona Fortuna”, la “Clemenza” e l'”Ardire”.
Sullo stesso piano sono presenti altre cinque stanze affrescate, ancora con raffigurazioni delle vicende e le gesta della famiglia, ingentilite nei soffitti e nei sovrapporta, da varie allegorie.
Dal grande salone si può accedere alle terrazze, da cui si gode di uno splendido panorama sui Colli Euganei, sui vari giardini di cui è ricco il complesso e sul parco; in esso si notano la peschiera e numerose piante secolari di sequoia e magnolia, che sono le prime importate in Europa dall’America.