Santuario Madonna di Castelmonte
A otto km da Cividale del Friuli, si erge lo sperone roccioso di Castelmonte di Prepotto, posto sulla cima d’un colle alto 618 metri, nella catena delle Prealpi Giulie.
Qui sorse tra un piccolo gruppo di case, al cadere dell’Impero Romano (tra il V e il VI sec.), il Santuario che da sempre viene considerato il cuore della devozione mariana nel Friuli-Venezia Giulia.
Una tenace tradizione lo farebbe risalire addirittura ai primi secoli della Chiesa, e precisamente dopo il Concilio di Efeso [431], in cui venne proclamato il dogma della Divina Maternità di Maria, suscitando una vasta diffusione del culto alla Vergine.
Con i Goti di Alarico nel 402, i Longobardi di Alboino nel 568, ed infine con le infiltrazioni slave, dal sec. VII al sec. IX, le invasioni barbariche vengono a spegnersi a ridosso di Castelmonte. Così si spiega perché gli Slavi, arrivati sin qui a quell’epoca, abbiano chiamato Castelmonte “Stara Gora”, ossia: ‘Monte Antico’, appunto perché lo trovarono già abitato da tempi remoti.
Castelmonte fu sin dall’inizio una piccola fortezza militare, oltre ad un luogo di culto e di devozione. Le incursioni turche e la guerra fra l’Impero di Germania e la Repubblica Veneta (1510) mossero i Cividalesi a curarne la sistemazione a vero castello, dotato di quattro torri e cinto di salde mura. In questo scenario venne ampliato e arricchito il Santuario della “Beata Vergine di Castelmonte”, il cui cuore è la bellissima statua gotica in pietra calcarea, policroma, risalente al 1400: per il volto giovanile e piacente, veniva chiamata “Madonna bella”, e per l’atteggiamento vigile e materno, ancor oggi, dalla voce popolare è detta “Madonna viva”.
Quest’immagine venerata a Castelmonte raffigura, in effetti, la maternità di Maria che stringe affettuosamente a sé il Bambino, seduto sulle sue ginocchia, e lo avvolge protettiva con il braccio sinistro. Il Bambino cerca il petto materno, a cui nutrirsi. Tuttavia, l’ampio panneggio della Vergine, quasi manto regale, e la corona che porta in fronte dicono abbastanza chiaramente che questa è la Madre di Dio, la Regina del Cielo.
Una leggenda, legata all’origine del Santuario, racconta che sul “Ponte del Diavolo” – che unisce le due alte sponde del fiume Natisone, nei pressi di Cividale – il Diavolo lanciò alla Madonna una singolare sfida: chi di loro due arrivasse prima a Castelmonte da Cividale, per conquistarne per sempre la cima. Vinse la Madonna, ovviamente, e così si insediò regina di Castelmonte; e il Diavolo – per lo smacco subìto – ripiegò sul Monte Spich e, attraverso una fenditura, ripiombò nell’Inferno…
A ricordo di questa “leggenda”, sull’altare centrale della Cripta del Santuario, è collocata una bella statua lignea dell’Arcangelo San Michele che sconfigge il Demonio.
Devozione e feste al Santuario di Castelmonte
Da secoli il Santuario di Castelmonte è meta di numerosi pellegrinaggi.
L’aspetto religioso forse qui non va disgiunto da quello etnico: il senso del nomadismo appare una componente dell’animo friulano.
La Regione fu teatro di guerre, di scorribande di eserciti, che costringevano la popolazione a fuggire. La terra, sassosa e avara, induceva molti a emigrare. Negli uomini del passato, il pellegrinaggio faceva rivivere anche questi aspetti tipici del popolo friulano.
Anche oggi, folti gruppi di pellegrini – spesso intere famiglie e molti giovani – salgono a piedi i sette km che dalla Chiesetta di San Rocco del Borgo Carraria conducono a Castelmonte, in spirito penitenziale e con grande devozione ‘popolare’. Singolare, al riguardo, l’uso di ‘seminare’ di piccole croci il sentiero percorso: semplici rami rubati al bosco, vengono intrecciati insieme, così da comporre una crocetta, da deporre alla base di ognuno dei 15 Capitelli che si incontrano, raffiguranti i 15 Misteri del Rosario.
Un’altra singolare tradizione al Santuario della “Madonna di Castelmonte” è quella di salire in ginocchio la scala in pietra viva, alquanto ripida, che per 60 gradini conduce dal piazzale detto ‘del pozzo’ fino alla soglia del Santuario: è un gesto penitenziale di devozione popolare, più frequente in passato, ma che è praticato ancora oggi.
Durante i mesi estivi è assai frequente la presenza, nel piazzale antistante il Santuario, di auto con targhe straniere: Belgio, Francia, Germania, Svizzera e altri Paesi dell’Est europeo. Si tratta di Friulani che, per motivi di lavoro, sono emigrati e che tornano qui, nella loro piccola patria della Benečija o Slavia veneta. Il loro “ritorno a casa” per le ferie estive è inimmaginabile senza una visita alla “Madone di Mont”. Qui, del resto, riecheggia sempre il monito che – proprio a Castelmonte – lanciò alla fine degli Anni ’80 l’Arcivescovo Battisti di Udine: “Vecje anime dal Friûl, no stâ a murî!”.
Motivo che viene ripreso dal Canto dei Pellegrini alla “Madonna di Castelmonte”:
Pellegrini, in liete squadre,
al Tuo Asilo di pietà
siam venuti, o dolce Madre,
a implorar la Tua bontà.La corona brilla in fronte
rifulgente di splendor,
a Maria di Castelmonte,
alla Madre del Signor.
Madre, all’ombra del Tuo manto
a noi serba il cor fedel,
e ad alzarTi eterno il canto
Tu ci guida un giorno in Ciel.
Le feste principali del Santuario sono celebrate il 15 Agosto e l’8 Settembre.
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