Riva del Garda
Riva del Garda fa parte della Comunità Alto Garda e Ledro.
E’ situata nell’angolo nord-occidentale del Lago di Garda.
Sul lato ovest si erge a picco il Monte Rocchetta (1575 m) mentre su lato est sorge il Monte Baldo (2218 m).
Le prime notizie certe vedono Riva (Ripa) aggregata in epoca romana al municipium di Brescia.
Del periodo pre-romano si hanno importanti ritrovamenti, ma non sappiamo con certezza come fosse la cittadina, né se la sua popolazione fosse retica o gallica.
Sono nominate le popolazioni dei Benacenses e dei Sabini, oltre ai Galli Cenomani. Da non sottovalutare influssi etruschi, forse giunti in zona dalla pianura Padana proprio in seguito al calare di stirpi galliche (celtiche) attraverso le montagne lombarde.
Di epoca romana numerosi ritrovamenti, si sa che a Ripa esisteva un collegio nautico e che un certo Metellio, tribuno militare, fece costruire qualcosa (un castello?) nella parte più alta della cittadina, località detta in loco “Marocco” (sasso). Importanti scavi presso il Monte San Martino (o Luna), nei pressi della frazione di Campi, stanno mettendo in luce un villaggio-santuario fortificato di epoca preromana e romana, abbandonato successivamente (perché ormai posto “pagano?”) anche se nei pressi per secoli funzionerà la chiesetta di S.Martino, assai venerato in epoca longobarda.
Caduto l’Impero Romano, Riva passa di mano più volte seguendo dominazioni di Goti, Longobardi e Franchi. Entra ben presto nella sfera d’influenza del Principe Vescovo di Trento, pur rimanendo un libero comune con statuti propri. Seguono i periodi di dominazione Scaligera veronese, Viscontea, Veneziana, alternata a periodi di dominio del Principe vescovo di Trento. Dopo numerosi quanto infruttuosi attacchi navali dal lago di Garda, i veneziani decisero nel 1439 di attaccare alla spalle Riva del Garda trasportando via terra, una alla volta, alcune navi che prima avevano risalito l’Adige, poi, messe in secca, salirono lungo la valle di Loppio tramite scivoli di legno e rulli grazie alla forza di seimila schiavi, principalmente i rematori delle navi, e mille coppie di buoi, a loro volta guidate da contadini dei dintorni costretti con la forza e circa mille soldati. Quando ormai tre navi erano arrivate nel lago di Loppio, poste in assetto di guerra, ed una quarta era molto vicina, la milizia trentina a guardia del passo di San Giovanni, il quale si trova all’estremità opposta del lago, attaccò di notte con le zattere destinate a traghettare merci e persone sul lago le tre navi veneziane, riuscendo ad incendiarle. Ai veneziani non restò che far ritorno alle undici navi ancora nelle acque dell’Adige e rientrare a Venezia. Essi abbandonarono una nave in secca vicino a Loppio ed un’altra presso l’Adige, dopo aver perso una battaglia navale contro un minuscolo contingente della milizia trentina. Nel 1440 i veneziani riuscirono a conquistare Riva.
Dei veneziani la costruzione del Bastione, edificato agli inizi del Cinquecento sopra una preesistente fortificazione medioevale, sul dosso detto dei Germandri. Nei pressi, sopra il colle (castelliere preistorico) di Santa Maria Maddalena, resiste al tempo l’antica omonima chiesetta, e il torrione (a sua volta utilizzato come chiesetta) di San Giovanni in località Pinza, lungo la secolare strada che collegava Riva al Bresciano, via Campi/Trat/val di Ledro.
Nei pressi del valico di Trat (punta La Rocca) resistono i resti del piccolo castello costruito dai Rivani nel Medioevo proprio per controllare il passaggio. Nei suoi pressi (valle dei Morti) si svolse una furiosa battaglia tra Viscontei e Veneziani. Dal secolo XVII Riva del Garda farà costantemente parte del Principato Vescovile di Trento, seguendo le sorti del Trentino dal dominio napoleonico a quello asburgico sino all’unione all’Italia nel 1918. Durante il periodo austro-ungarico, la città divenne, oltre che centro turistico, anche base della piccola flotta militare austriaca sul Lago di Garda. La città fu anche fortificata dagli austriaci (ancora oggi sono visibili e in buone condizioni i fortini posti a guardia del porto e sovrastanti il paese), divenendo un caposaldo mai espugnato dall’esercito italiano, fino alla ritirata dell’Esercito imperiale nel Novembre del 1918.
Nel corso della seconda guerra mondiale, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, Riva viene annessa al Terzo Reich nell’ambito dell’Alpenvorland, un’entità territoriale comprendente le provincie di Trento, Bolzano e Belluno. Il confine tra i comuni di Riva e Limone nel periodo 1943-1945 rappresenta quindi la frontiera tra la zona sotto il diretto controllo della Germania nazista e la Repubblica Sociale Italiana (RSI), la cosiddetta Repubblica di Salo’. In tale contesto, si sviluppa nel Basso Sarca un importante movimento clandestino di Resistenza, in collegamento con Trento e Rovereto. Tra le figure di spicco di tale movimento, emergono Giannantonio Manci, Gastone Franchetti e Dante Dassatti. Traditi da Fiore Lutterotti, che si è infiltrato nelle Brigate Fiamme Verdi di Franchetti e lavora come informatore della polizia nazista, all’alba del 28 giugno 1944 il gruppo partigiano è vittima di una spietata repressione con barbari assassini, arresti, torture e fucilazioni. In totale, i nazisti assassinarono 16 persone, tra cui i rivani Eugenio Impera (studente, 19 anni), Enrico Meroni (studente, 20 anni), Angelo Gambaretto (carabiniere, 29 anni), Augusto Betta (trasportatore, 45 anni), Remo Ballardini (52 anni, morto a seguito delle sevizie subite) e lo stesso Gastone Franchetti (24 anni, fucilato a Bolzano). Il comune di Riva ha intitolato a questi morti una via, Viale dei Martiri del 28 giugno.
La denominazione del comune fino al 1969 era “Riva”.
Fonte: wikipedia
La musica è attività che ha grande spazio a Riva del Garda.
Sede di due corpi bandistici, un coro, una scuola musicale civica e di sede staccata del Conservatorio Bonporti di Trento, la città offre durante l’anno varie eventi musicali.
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