Cappella degli Scrovegni
La Cappella degli Scrovegni si trova nel centro storico di Padova e ospita un celeberrimo ciclo di affreschi di Giotto dei primi del XIV secolo, considerato uno dei capolavori dell’arte occidentale. Internamente è lunga 29,26 metri, larga 12,80 e alta 8,48 nel punto maggiore.
Nel 2012 è stata visitata da 356.471 persone.
Intitolata a Santa Maria della Carità, la cappella fu fatta costruire e affrescare tra il 1303 e i primi mesi del 1305 da Enrico Scrovegni, ricchissimo banchiere padovano, a beneficio della sua famiglia e dell’intera popolazione cittadina. Lo Scrovegni, nel febbraio del 1300 aveva acquistato da Manfredo Dalesmanini l’intera area dell’antica arena romana di Padova e vi aveva eretto un sontuoso palazzo, di cui la cappella era l’oratorio privato e il futuro mausoleo familiare. Incaricò di affrescare la cappella il fiorentino Giotto, il quale, dopo aver lavorato con i francescani di Assisi e di Rimini, era a Padova chiamato forse dai frati minori conventuali a dipingere qualcosa presso la loro Basilica di Sant’Antonio. (…)
A differenza degli affreschi di Assisi, al ciclo degli Scrovegni partecipò sicuramente Giotto e l’intervento della bottega è giudicato alquanto limitato. Si nota la presenza di più mani, soprattutto nelle figurazioni secondarie, ma in generale le scene sono universalmente giudicate in massima parte autografe. Tra quelle in cui si registrano contributi di aiuti ci sono alcuni episodi della vita della Vergine, l’Ingresso a Gerusalemme, l’Ultima Cena, la Salita al Calvario, i medaglioni della volta e delle fasce decorative, alcune allegorie a monocromo e il Giudizio Universale.
Sulla cronologia interna del ciclo non c’è accordo tra gli studiosi: c’è chi propone un andamento legato allo sviluppo delle storie e chi uno opposto. I restauri recenti hanno confermato, sulla base degli intonaci, che la stesura seguì fondamentalmente lo svolgersi storico degli avvenimenti, a partire dalle scene superiori.
L’esterno della cappella si presenta come una costruzione, più volte modificata nel corso dei secoli, con mattoni a vista e tetto a due falde.
La cappella è a navata unica, coperta da volta a botte e con pareti lisce, senza nervature, perfette per la stesura di affreschi; sul lato dell’altare si trova un coretto, affrescato più tardi, verso il 1315-1325, da un giottesco locale, il cosiddetto “Maestro del coro Scrovegni” con Episodi della vita di Maria Vergine: Funerali, Transito, Assunzione e Incoronazione, oltre a fasce con Santi. La lunetta sopra il tabernacolo mostra il Redentore, l’Orazione nel Getsemani e la Flagellazione, della mano dello stesso maestro. Una Madonna col Bambino in una nicchia è attribuita a Giusto de’ Menabuoi e riferita alla seconda metà del Trecento.
Sull’altare della cappella si ergono le tre statue rappresentanti la Madonna col Bambino e due angeli, opera insigne di Giovanni Pisano, lo scultore più celebre della sua epoca, chiamato da Enrico Scrovegni stesso.
Fonte: wikipedia
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